Ieri sera su una strada romana, via di Tor Carbone, ho rischiato la vita a causa della maledetta fretta del conducente di un pulmino.
No. Non ero in bici ero sul mio scooter.
L'imbecille che ha tentato di uccidermi, come molti altri tutti i santi giorni sia che io utilizzi i piedi, la bici o lo scooter, non vuole saperne di stare sui 50 km/h ed alla distanza di sicurezza, e si appiccica sperando cosi' di far muovere il coglione che rispetta i limiti di velocità.
Sulla salita all'altezza del Koala, per chi conosce la zona, stufo di averlo appiccicato dietro, ho messo la freccia ed ho accostato... il pazzo che fa' ? non avendo rallentato minimamente alla vista della freccia per poco non mi investe, scarta e "vola via".
Respiro profondamente, riparto e dopo neanche 200 metri lo ritrovo in fila davanti all'alberghiero, fila che durerà fino al semaforo con l'Appia Pignatelli da cui poi qualunque direzione sceglierà si accoderà per un altro semaforo.
E' li, fermo, non lo vedo in viso perchè è in alto ed ha i finestrini appannati, potrei inveirgli contro, ma casco integrale ed appannamenti vari mi inducono a lasciar perdere, tanto non capirebbe, come non capiscono quelli che giorni fa sono stati
misurati ad oltre 100 km/h all'altezza di un attraversamento pedonale su via di Vigna Murata.
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Niente, la morte di Eva e quella di tantissime persone solo a Roma ogni mese, non ha insegnato niente.
La fretta è tutto, la vita umana non vale nulla.