Non ricordo dove (di recente) ho letto un aneddoto riguardante Giuseppe Di Vittorio, il quale resistituì al mittente un regalo ("quel poŽ di ben di Dio") ricevuto da una cooperativa.
Mi aveva molto colpito questo gesto, anche se dovrebbe essere il normale comportamento per chiunque eserciti un incarico pubblico, perchè riflettendo sui vari scandali che hanno colpito o stanno colpendo politici (di qualunque colore politico... of course) ed amministratori pubblici viene da chiedersi quanti di questi a prescindere dalle colpe effettivamente perseguibili per legge (in quanto reati) mantengano una tale onestà esteriore.
Ora ho trovato sul sito della cgil di foggia il testo integrale della lettera "ritrovata dagli eredi Pavoncelli in concomitanza con il sopralluogo effettuato a Cerignola dalla produzione e dagli sceneggiatori della fiction che sarà realizzata in occasione del 50esimo anniversario della morte di Di Vittorio, avvenuta il 3 novembre 1957 a Lecco, e che andrà in onda sugli schermi Rai.".
Speriamo che lo sceneggiato RAI non lo trasformi in un ennesimo "santino" ma che faccia cogliere il suo come il giusto comportamento che dovrebbe assumere chiunque ricopra un incarico pubblico.
LA FALCE
COOPERATIVA ANONIMA DI PRODUZIONE E LAVOROFra Contadini - Muratori ed affini smobilitati- CERIGNOLA-lì 24 Dicembre 1920Egregio Sig. Preziuso.
In mia assenza, la mia signora ha ricevuto quel poŽ di ben di Dio che mi ha mandato.
Io apprezzo al sommo grado la gentilezza del pensiero del suo Principale ed il nobile sentimento di di disinteressata e superiore cortesia cui si è certamente ispirato.Ma io sono un uomo politico attivo, un militante. E si sa che la politica ha delle esigenze crudeli, talvolta brutali anche perché - in gran parte - è fatta di esagerazioni e di insinuazioni, specialmente in un ambiente - come il nostro - ghiotto di pettegolezzi più o meno piccanti.Io, Lei ed il Principale, siamo convinti della nostra personale onestà ma per la mia situazione politica non basta lŽintima coscienza della propria onestà.EŽ necessaria - e Lei lo intende - anche lŽonestà esteriore.Se sul nulla si sono ricamati pettegolezzi repugnanti ad ogni coscienza di galantuomo, su dŽuna cortesia - sia pure nobilissima come quella in parola - si ricamerebbe chi sa che cosa.Si che, io, a preventiva tutela della mia dignità politica e del buon nome di Giuseppe Pavoncelli, che stimo moltissimo come galantuomo, come studioso e come laborioso, sono costretto a non accettare il regalo, il cui solo pensiero mi è di pieno gradimento.Vorrei spiegarmi più lungamente per dimostrarle e convincerla che la mia non è, non vuol essere superbia, ma credo di essere stato già chiaro. Il resto sŽintuisce.Perciò La prego di mandare qualcuno, possibilmente la stessa persona, a ritirare gli oggetti portati.Ringrazio di cuore Lei ed il Principale e distintamente per gli auguri alla mia Signora.Dev.moGiuseppe Di Vittorio
|
|
|